Sacco di carbone, Emu, Tinamou?

Gli esseri umani hanno guardato il cielo per molto tempo, affascinati dalla forma fluente della Via Lattea, dalle luci brillanti delle stelle e dei pianeti, e dalle macchie scure che oscurano le regioni del cielo. Culture diverse avevano  nomi differenti per queste caratteristiche; questa immagine della settimana mostra un oggetto che ha assunto diverse identità nel corso del tempo, accanto a un'antenna di ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array).

Nella parte superiore dell'inquadratura, all'interno della fascia della Via Lattea, si trova una coppia di stelle luminose. Queste fanno parte della croce del sud, una delle costellazioni più riconoscibili nel cielo meridionale. Proprio sotto la croce, una forma scura e irregolare si staglia contro la banda centrale della nostra galassia. Si tratta di una prominente nebulosa scura che si trova a soli 600 anni luce di distanza: una gigantesca nube di molecole così densa da bloccare la luce di qualsiasi cosa dietro di essa.

Il nome di questa nebulosa scura, tuttavia, varia da cultura a cultura: il più conosciuto è nebulosa sacco di carbone, ma è anche identificata come un gigantesco uccello celeste. Essa ha grande importanza nell'astronomia aborigena australiana, dove si dice che sia la testa di un emù che si estende nel cielo - una "costellazione" fatta non di stelle, ma di polvere. Gli astronomi Inca l’hanno invece chiamato la macchia Yutu, riferendosi a una specie di uccello timido e simile a una pernice che si trova in Sud America (i tinamadi).

Nebulose come il Coalsack non possono essere penetrate dalla luce visibile, ma le stelle e le galassie oscurate da esse spesso brillano nelle lunghezze d'onda millimetriche e submillimetriche. Questa regione dello spettro elettromagnetico è esplorata da ALMA, un array di 66 antenne situato nel nord del Cile.