Comunicato Stampa
Gli astronomi individuano una misteriosa esplosione di raggi gamma, diversa da qualsiasi altra mai vista prima
09 Settembre 2025
Gli astronomi hanno osservato un'esplosione di raggi gamma che si è ripetuta più volte nel corso di una giornata, un evento mai osservato prima. La sorgente della potente radiazione, la cui posizione è stata individuata dal VLT dell'ESO (Very Large Telescope dell'Osservatorio Europeo Australe), è stata scoperta al di fuori della nostra galassia. I lampi di raggi gamma (GRB) sono le esplosioni più potenti dell'Universo, normalmente causate dalla catastrofica distruzione di stelle. Ma nessuno scenario noto può spiegare completamente questo nuovo GRB, la cui vera natura rimane un mistero.
Questo GRB è "diverso da qualsiasi altro osservato in 50 anni di osservazioni di GRB", secondo Antonio Martin-Carrillo, astronomo dell'University College di Dublino, Irlanda, e uno degli autori principali di uno studio su questo segnale recentemente pubblicato su The Astrophysical Journal Letters.
I GRB sono le esplosioni più energetiche dell'Universo. Vengono prodotti in eventi catastrofici come, tra l'altro, la morte di stelle massicce in potenti esplosioni o la distruzione di buchi neri. Di solito durano da millisecondi a minuti, ma questo segnale – GRB 250702B [1] – è durato circa un giorno. "Questo è 100-1000 volte più lungo della maggior parte dei GRB", afferma Andrew Levan, astronomo della Radboud University, Paesi Bassi, e uno degli autori principali dello studio.
"Ancora più importante, i lampi di raggi gamma non si ripetono mai poiché l'evento che li produce è catastrofico", afferma Martin-Carrillo. L'allerta iniziale su questo GRB è arrivata il 2 luglio dal telescopio spaziale per raggi gamma Fermi della NASA. Fermi ha rilevato non uno, ma tre lampi da questa sorgente nel corso di diverse ore. Retrospettivamente, si è anche scoperto che la sorgente era attiva quasi un giorno prima, come osservato dallo strumento Einstein Probe, una missione spaziale a raggi X dell'Accademia Cinese delle Scienze in collaborazione con l'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e il Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics. Un GRB così lungo e ricorrente non era mai stato osservato prima.
Queste osservazioni hanno fornito solo una posizione approssimativa del GRB, che si trovava nella direzione del piano della nostra galassia, densamente popolato di stelle. Pertanto, il gruppo si è rivolto al VLT dell'ESO per individuare la sorgente all'interno di quest'area. "Prima di queste osservazioni, l'opinione generale nella comunità scientifica era che questo GRB dovesse avere origine all'interno della nostra galassia. Il VLT ha cambiato radicalmente questo paradigma", afferma Levan, che è anche affiliato all'Università di Warwick, nel Regno Unito.
Utilizzando la camera HAWK-I del VLT, hanno trovato prove che la sorgente potrebbe in realtà risiedere in un'altra galassia. Questa scoperta è stata successivamente confermata dal telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA. "Ciò che abbiamo scoperto è stato decisamente più entusiasmante: il fatto che questo oggetto sia extragalattico significa che è considerevolmente più potente", afferma Martin-Carrillo. Le dimensioni e la luminosità della galassia ospite suggeriscono che potrebbe trovarsi a qualche miliardo di anni luce di distanza, ma sono necessari ulteriori dati per definire con precisione la distanza.
La natura dell'evento che ha causato questo GRB è ancora sconosciuta. Un possibile scenario è una stella massiccia che collassa su se stessa, rilasciando enormi quantità di energia nel processo. "Se si tratta di una stella massiccia, è comunque un collasso diverso da tutti gli altri mai visti prima", afferma Levan, poiché in quel caso il GRB sarebbe durato solo pochi secondi. In alternativa, una stella fatta a pezzi da un buco nero potrebbe produrre un GRB della durata di un giorno, ma per spiegare altre proprietà dell'esplosione sarebbe necessaria una stella insolita distrutta da un buco nero ancora più insolito. [2]
Per saperne di più su questo GRB, il gruppo ha monitorato le conseguenze dell'esplosione con diversi telescopi e strumenti, tra cui lo spettrografo X-shooter del VLT e il James Webb Space Telescope, un progetto congiunto di NASA, ESA e Agenzia Spaziale Canadese. Confermare che questa esplosione è avvenuta in un'altra galassia sarà fondamentale per decifrarne la causa. "Non siamo ancora certi di cosa l'abbia prodotta, ma con questa ricerca abbiamo fatto un enorme passo avanti verso la comprensione di questo oggetto veramente insolito ed emozionante", conclude Martin-Carrillo.
Note
[1] Noto anche come GRB 250702BDE. Il nome dei GRB è composto da un numero, che indica la data in cui sono stati osservati, seguito da una lettera se in quel giorno è stato visto più di un lampo. I lampi B, D ed E sono tutti collegati allo stesso oggetto.
[2] Gli autori propendono per uno scenario in cui una nana bianca è stata distrutta da un cosiddetto buco nero di massa intermedia. Una nana bianca è il piccolo nucleo in lento raffreddamento che rimane dopo la morte di una stella come il Sole. I buchi neri di massa intermedia hanno una massa compresa tra le 100 e le 100.000 volte superiore a quella del Sole. La maggior parte dei buchi neri conosciuti ha masse significativamente maggiori o inferiori a questa, mentre i buchi neri di massa intermedia rimangono un tipo di oggetto poco noto.
Ulteriori Informazioni
Questo lavoro è stato presentato nell'articolo "The day long, repeating GRB 250702B: A unique extragalactic transient" (doi: https://doi.org/10.3847/2041-8213/adf8e1) pubblicato da The Astrophysical Journal Letters.
L'equipe è composta da A. J. Levan (Department of Astrophysics/IMAPP, Radboud University, Paesi Bassi [Radboud]), A. Martin-Carrillo (School of Physics and Centre for Space Research, University College Dublin, Irlanda [UCD]), T. Laskar (Department of Physics & Astronomy, University of Utah, USA), R. A. J. Eyles-Ferris (School of Physics and Astronomy, University of Leicester, Regno Unito [Leicester]), A. Sneppen (Niels Bohr Institute, University of Copenhagen [NBI] e The Cosmic Dawn Centre [DAWN], Danimarca), M. E. Ravasio (Radboud e INAF-Osservatorio Astronomico di Brera, Italia [INAF-Brera]), J. C. Rastinejad (Center for Interdisciplinary Exploration and Research in Astrophysics [CIERA] e Department of Physics and Astronomy, Northwestern University, USA), J. S. Bright (Astrophysics, Department of Physics, University of Oxford, Regno Unito), F. Carotenuto (INAF-Osservatorio Astronomico di Roma, Italia [INAF-Roma]), A. A. Chrimes (European Space Agency [ESA], European Space Research and Technology Centre [ESTEC], Paesi Bassi, e Radboud), G. Corcoran (UCD), B. P. Gompertz (School of Physics and Astronomy and Institute for Gravitational Wave Astronomy, University of Birmingham, Regno Unito [UBham]), P. G. Jonker (Radboud), G. P. Lamb (Astrophysics Research Institute, Liverpool John Moores University, Regno Unito), D. B. Malesani (NBI e DAWN), A. Saccardi (Université Paris-Saclay, Université Paris Cité, CEA, CNRS, Francia), J. Sánchez-Sierras (Radboud), B. Schneider (Aix Marseille Univ., CNRS, CNES, LAM, Francia [amU]), S. Schulze (CIERA), N. R. Tanvir (Leicester), S. D. Vergani (LUX, Observatoire de Paris, Université PSL, CNRS, Sorbonne Université, Francia), D. Watson (NIB e DAWN), J. An (National Astronomical Observatories, Chinese Academy of Sciences [NAOC] e School of Astronomy and Space Science, University of Chinese Academy of Sciences, Chinese Academy of Sciences, Cina), F. E. Bauer (Instituto de Alta Investigación, Universidad de Tarapacá, Cile), S. Campana (INAF-Brera), L. Cotter (UCD), J. N. D. van Dalen (Radboud), V. D’Elia (Space Science Data Center - Agenzia Spaziale Italiana, Italia), M. De Pasquale (MIFT Department, University of Messina, Italia), A. de Ugarte Postigo (amU), Dimple (UBham), D. H. Hartmann (Clemson University, Department of Physics and Astronomy, USA), J. Hjorth (DARK, NIB), L. Izzo (INAF, Osservatorio Astronomico di Capodimonte, Italia e DARK, NIB), P. Jakobsson (Centre for Astrophysics and Cosmology, Science Institute, University of Iceland, Islanda), A. Kumar (Department of Physics, Royal Holloway - University of London, Regno Unito), A. Melandri (INAF-Roma), P. O’Brien (Leicester), S. Piranomonte (INAF-Roma), G. Pugliese (Anton Pannekoek Institute of Astronomy, University of Amsterdam, Paesi Bassi), J. Quirola-Vásquez (Radboud), R. Starling (Leicester), G. Tagliaferri (INAF-Brera), D. Xu (NAOC) e M. E. Wortley (UBham).
L'ESO (European Southern Observatory o Osservatorio Europeo Australe) consente agli scienziati di tutto il mondo di scoprire i segreti dell'Universo a beneficio di tutti. Progettiamo, costruiamo e gestiamo da terra osservatori di livello mondiale - che gli astronomi utilizzano per affrontare temi interessanti e diffondere il fascino dell'astronomia - e promuoviamo la collaborazione internazionale per l'astronomia. Fondato come organizzazione intergovernativa nel 1962, oggi l'ESO è sostenuto da 16 Stati membri (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Finlandia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia e Svizzera), insime con il paese che ospita l'ESO, il Cile, e l'Australia come partner strategico. Il quartier generale dell'ESO e il Planetario e Centro Visite Supernova dell'ESO si trovano vicino a Monaco, in Germania, mentre il deserto cileno di Atacama, un luogo meraviglioso con condizioni uniche per osservare il cielo, ospita i nostri telescopi. L'ESO gestisce tre siti osservativi: La Silla, Paranal e Chajnantor. Sul Paranal, l’ESO gestisce il VLT (Very Large Telescope) e il VLTI (Very Large Telescope Interferometer), così come due telescopi per survey, VISTA, che lavora nell'infrarosso, e VST (VLT Survey Telescope) in luce visibile. Sempre a Paranal l'ESO ospiterà e gestirà la schiera meridionale di telescopi di CTA, il Cherenkov Telescope Array Sud, il più grande e sensibile osservatorio di raggi gamma del mondo. Insieme con partner internazionali, l’ESO gestisce APEX e ALMA a Chajnantor, due strutture che osservano il cielo nella banda millimetrica e submillimetrica. A Cerro Armazones, vicino a Paranal, stiamo costruendo "il più grande occhio del mondo rivolto al cielo" - l'ELT (Extremely Large Telescope, che significa Telescopio Estremamente Grande) dell'ESO. Dai nostri uffici di Santiago, in Cile, sosteniamo le operazioni nel paese e collaboriamo con i nostri partner e la società cileni.
La traduzione dall'inglese dei comunicati stampa dell'ESO è un servizio dalla Rete di Divulgazione Scientifica dell'ESO (ESON: ESO Science Outreach Network) composta da ricercatori e divulgatori scientifici da tutti gli Stati Membri dell'ESO e altri paesi. Il nodo italiano della rete ESON è gestito da Anna Wolter.
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Contatti
Andrew Levan
Department of Astrophysics, Radboud University
Nijmegen, The Netherlands
E-mail: a.levan@astro.ru.nl
Antonio Martin-Carrillo
School of Physics and Centre for Space Research, University College Dublin
Dublin, Ireland
E-mail: antonio.martin-carrillo@ucd.ie
Bárbara Ferreira
ESO Media Manager
Garching bei München, Germany
Tel.: +49 89 3200 6670
Cell.: +49 151 241 664 00
E-mail: press@eso.org
Joerg Gasser (press contact Svizzera)
Rete di divulgazione scientifica dell'ESO
E-mail: eson-switzerland@eso.org
Sul Comunicato Stampa
Comunicato Stampa N": | eso2514it-ch |
Nome: | GRB 250702BDE |
Tipo: | Local Universe : Cosmology : Phenomenon : Gamma Ray Burst |
Facility: | Very Large Telescope |
Instruments: | HAWK-I |
Science data: | 2025ApJ...990L..28L |
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